In questi giorni di Quarantena, il personale della Cooperativa impiegato nell’area minori vive un momento di “stallo” per via delle restrizioni imposte dall “distanziamento Sociale”. Visto questo rallentamento delle nostre attività con i minori ne approfittiamo per chiedere a Silvia dal Bosco, di illustrarci un progetto innovativo relativo al sostegno domiciliare di una famiglia un minore con la sindrome dello Spettro autistico.

Quali sono le caratteristiche della sindrome dello Spettro Autistico ?
La sindrome dello Spettro autistico è definita come un “disturbo del neurosviluppo” che compromette alcune aree di funzionamento e di adattamento della persona.
In particolar modo, i manuali diagnostici usati per definire tale condizione delineano queste principali caratteristiche:
- difficoltà nella comunicazione
- difficoltà nell’interazione sociale (nel capire ad esempio il significato pragmatico della comunicazione come il linguaggio non verbale, il tono della voce, le espressioni facciali, il rispetto del turno di parola, un eloquio consono al contesto e alla situazione…),
- la presenza di movimenti stereotipati e ripetitivi e/o ecolalia.
Possiamo dire che tutte le persone con questa diagnosi manifestano gli stessi sintomi?
Assolutamente NO. Nonostante questa classificazione ogni persona con autismo è unica e può presentare la sintomatologia in maniera estremamente eterogenea:
- Ci sono persone con autismo altamente sensibili a luci e suoni o agli odori, tali da scatenare vere e proprie crisi comportamentali in alcune circostanze, o al contrario persone che sembrano non provare dolore ( ad esempio durante atti di autolesionismo);
- Ci sono persone che non parlano, altre che acquisiscono il linguaggio in tarda età rispetto allo sviluppo tipico
- Ci sono persone altamente selettive nel cibo, che magari mangiano solo gli alimenti di un certo colore;
- Ci sono persone che hanno interessi speciali ristretti e ripetitivi che li tengono impegnati per gran parte della giornata,
- altri che ricoprono cariche manageriali importanti in aziende o sono medici, avvocati..(ad esempio le persone con la Sindrome di Asperger).
Ci spieghi il progetto che CPL SERVIZI sta portando avanti in alcune famiglie del territorio?
Spesso il carico emotivo dei genitori può diventare difficile da gestire e, nonostante ci siano nella zona centri specializzati che si occupano delle terapie farmacologiche, psicologiche e socioeducative dei minori, il contesto familiare può diventare talvolta problematico.
Come cooperativa, allora abbiamo lanciato l’idea di proporre alle famiglie un sostegno domiciliare psicoeducativo. Abbiamo pensato che la presenza di una persona compente in famiglia anche per poche ore al mese potesse aiutare la famiglia a comprendere e superare alcune situazioni critiche.
In cosa consiste questo progetto?
La mia presenza in famiglia per un’ora allla settimana ha permesso ai genitori di aumentare le consapevolezza delle qualità e dei punti di forza e di debolezza del figlio, una comprensione diversa dei suoi comportamenti, soprattutto quelli problematici, e una maggiore accoglienza dei suoi interessi speciali e di alcuni suoi rituali.
Come hai potuto aiutare la famiglia?
Ho aiutato la famiglia a dare una lettura “differente” al comportamento problematico del figlio, valutando di volta la situazione, gli antecedenti che scatenavano la crisi e le reazioni successive dei famigliari. Li ho aiutati a distinguere tra richiesta di attenzione e la richiesta di un bisogno che non era stato soddisfatto.
Sostanzialmente si trattava di dai propri schemi e provare a mettersi nei panni dell’altro con la consapevolezza che ogni comportamento comunica qualcosa.
Ci puoi fare qualche esempio pratico?
Un attacco di rabbia verso oggetti, poteva non essere “un dispetto nei confronti dei genitori per farli arrabbiare” ma la richiesta di un bisogno che non era riuscito ad esprimere diversamente a causa del suo deficit nella comunicazione.
Aver capito questo ha permesso ai genitori a non contro reagire d’impulso, cosa che avrebbe scatenato un’escalation maggiore nel figlio, e a gestire nel migliore dei modi tutti gli altri momenti di crisi successivi adottando strategie alternative, come andare in una stanza neutra dall’oggetto della crisi o distogliendo la sua attenzione valutando di volta la situazione, la causa e il contesto dove avvenivano.

A distanza di un anno hai visto dei risultati?
Alla grande!! posso dire di aver riscontrato dei cambiamenti positivi che perdurano, così come è stato buono il riscontro avuto dai genitori tanto che loro stessi si sono fatti carico di consigliare il servizio ad un altra famiglia con problematiche simili.

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